Il “Concise Oxford Dictionary” definisce così, il verbo to coach: “seguire direttamente l’istruzione di una persona, addestrare, dare suggerimenti, istruire nei fatti”.
Tutte queste definizioni non sono di grande aiuto, in quanto si tratta di azioni che possono svolgersi in vari modi, alcuni dei quali non hanno nulla a che vedere con l’autentico coaching, la cui pratica è legata piuttosto al come queste cose vengono fatte piuttosto a ciò che si fa.
I risultati offerti dal coaching dipendono in larga misura dal rapporto di sostegno che si instaura tra il coach e l’allievo, se così vogliamo chiamarlo, nonché dai mezzi e dallo stile di comunicazione che vengono utilizzati. L’obiettivo primario rimane naturalmente la performance, ma il punto è in che modo si riesce a raggiungere tale scopo.
Fare il Coach: cosa significa
Fare il Coach significa essere il facilitatore del cambiamento di alcuni aspetti che la persona vuole, più o meno in modo espresso, modificare:
- pensieri / atteggiamenti
- emozioni / reazioni
- comportamenti / abitudini
Le Neuroscienze forniscono principi alla pratica delle professioni sanitarie e anche al Coaching. Alcuni di questi principi, in particolare sette, vengono indicati in una pubblicazione della Yale Medical School di qualche anno fa, e sono legati a quella capacità del nostro cervello di cambiare (nel coaching attraverso un’interazione con l’altro, che genera un apprendimento) che i neuroscienziati chiamano neuroplasticità (leggi il libro Neuroscienze per Coach).
APPROFONDIMENTI: Coaching: 7 princìpi dalle neuroscienze
Conoscere come il cervello gestisce il cambiamento
Conoscere come il cervello gestisce il cambiamento ci rende ancora più efficaci, almeno su due piani:
1) sapere specificamente cosa fare: quando ho necessità di far vivere l’obiettivo ad un cliente, so quanto è importante (ad esempio) utilizzare una visualizzazione, perché quanto avviene in lui a livello neurologico durante questa esperienza è qualcosa di ben diverso dal semplice parlare della medesima cosa
2) rendere noti al cliente i motivi del perché una visualizzazione è così efficace: magari parlandogli (per sommi capi) di una ricerca di neuroscienze, in modo da condividere con lui quanto la ricerca sta confermando il nostro lavoro.
Leggi anche: Perché è utile pet un coach sapere come funziona il cervello
Ma quali sono le qualità di un bravo coach?
Alcune capacità e caratteristiche che un bravo coach dovrebbe avere sono:
- Paziente
- Imparziale
- Incoraggiante
- Coinvolto
- Buon ascoltatore
- Intuitivo
- Consapevole delle altrui possibilità
- Consapevole delle proprie possibilità
- Attento
- Capace di ricordare
- Credibile
- Autorevole
E quali sono i benefici offerti dal coaching?
- Migliore performance e produttività
- Migliore apprendimento
- Migliori rapporti interpersonali
- Migliore qualità di vita
- Migliore creatività, flessibilità e adattabilità al cambiamento
Come per ogni tipo di abilità, anche il coaching esige impegno e pratica, quindi attraverso l’acquisizione degli strumenti e delle tecniche appropriate è possibile accrescere la consapevolezza, la responsabilità e la fiducia in se stessi, vale a dire i principi che sono alla base di ogni sviluppo umano e di ogni attività efficace.
LIBRI CONSIGLIATI: “Coaching” di John Whitmore
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