I ricordi: posizioni percettive (PNL) e neuroscienze

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La PNL fornisce strumenti pratici, di relativamente semplice applicazione, che generano alternative e possibilità.

Le posizioni percettive sono uno dei tanti strumenti di questo genere. Una delle cose che si imparano, infatti, in un corso di primo livello di Programmazione Neuro Linguistica è l’utilizzo delle posizioni percettive.

In modo pratico si impara a padroneggiare questa tecnica che permette di modificare il nostro modo di accedere a ricordi del nostro passato o a situazioni future (per come le immaginiamo), modificando il punto di vista, che può essere il nostro (prima posizione), quello di un nostro interlocutore (seconda posizione, tipicamente quando ci mettiamo nei panni dell’altro) e quello di un osservatore esterno (la cosiddetta terza posizione).

La capacità di rileggere un ricordo secondo una diversa posizione percettiva può fare la differenza

Nei primi anni 70, quando è nata la PNL, non esistevano tanti strumenti e possibilità di osservare il nostro cervello mentre compie azioni come quella di accedere ai ricordi, strumenti che, oggi le neuroscienze hanno.

Non è affatto infrequente che la ricerca in ambito neuro scientifico porti dati ed evidenze che vanno nella stessa direzione della sintesi fatta dal modello della PNL, che non è una fonte di verità scientifiche, quanto più un “manuale di cose che funzionano”.

Una recente ricerca svolta presso l’Università di Alberta in Canada ha evidenziato che ricordare fatti autobiografici in una visione diretta, in prima persona, piuttosto che con gli occhi di un osservatore esterno, mobilita in modo diverso le differenti aree del cervello coinvolte nella ricostruzione dei ricordi (Ippocampo, Talamo, Corteccia).

Ricordare è un processo in cui il nostro cervello è una parte attiva

E’ un processo in cui ricostruiamo qualcosa, non è un archivio che andiamo a leggere, ma una situazione che volta per volta andiamo a ricostruire, e in questa operazione il punto di vista con cui lo ricostruiamo, anche secondo questa ricerca, fa la differenza.

Una delle studiose che hanno presentato questa ricerca ha detto che queste “[…]… evidenze contribuiscono a un numero crescente di ricerche che mostrano che il recupero dei ricordi è un processo attivo che può influenzare e persino distorcere i nostri ricordi”.

Una variazione nell’intensità dei ricordi è stata osservata nell’utilizzo della visione in terza persona e questo potrebbe portare, secondo lo studio, ad applicazioni anche in ambito terapeutico.

Questa visione a distanza, sembra efficace nel ridurre l’intensità di ricordi non positivi. Potremmo definirla una ricerca che va nella direzione di quanto già utilizzato dalla PNL. 

Fonte: https://neurosciencenews.com/third-person-memory-recall-16821/

Questo e altro potrai apprendere dai nostri corsi PNL.

 

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