Il Milton Model, che prende il nome da Milton Erikson, è stato codificato da Richard Bandler e John Grinder che, osservando Milton Erickson all’opera, hanno potuto individuare alcuni pattern linguistici precisi, da poter decodificare e riproporre ad altri terapeuti per ottenere gli stessi strabilianti risultati di Erickson.
“Il Milton Model permette a chi lo usa di essere abilmente vago, nel senso di fare asserzioni che sembrano specifiche e che invece sono abbastanza generiche da costituire un adeguato ricalco dell’esperienza di chi ascolta, qualunque essa sia”. (Bandler e Grinder)
Il Milton Model e il Metamodello
Molte delle forme linguistiche adoperate dal Milton Model sono rappresentate dall’utilizzo inverso rispetto al Metamodello (VEDI ARTICOLO “Il Metamodello, il linguaggio di precisione -Generalizzazioni, Cancellazioni e Deformazioni”), che invece, viene utilizzato per specificare meglio l’esperienza.
Le forme maggiormente utilizzante e particolarmente efficaci sono le nominalizzazioni, le cancellazioni, i verbi e gli indici referenziali non specificati, in quanto tutte inducono l’interlocutore a scegliere il significato che preferisce, ovvero quello che più si allinea alla sua esperienza soggettiva (mappa del mondo). Non a caso, i discorsi politici e gli slogan pubblicitari sono pieni di nominalizzazioni e di verbi non specificati.
Il Milton Model
Il Milton Model, dunque, nasce con lo scopo di utilizzare generalizzazioni, distorsioni e cancellazioni, a vantaggio della comunicazione. Ci sono due elementi che caratterizzano questa tecnica:
- L’utilizzo di parole estremamente generiche all’interno di una frase, che offre all’ascoltatore una interpretazione più ampia
- L’adozione di metafore, che forniscono immagini ed abbattono il fattore critico dell’interlocutore.
Questo porta la persona ad adeguare la comunicazione alla sua e al suo modo di interpretare il mondo, riducendo notevolmente il fattore critico, in quanto a livello inconscio non è possibile contrastare gli argomenti della discussione.
Per mettere in atto il Milton Model è necessario saper creare un legame di empatia con l’interlocutore, si deve creare, cioè il Rapport. È importante mettersi in ascolto dell’altro, fare delle domande per avvicinarsi al suo mondo, al fine di farsi accettare come qualcuno che possa capirlo, comprenderlo e fidarsi profondamente. (VEDI ARTICOLO “Come instaurare un Rapporto Empatico efficace. Il Rapporto: Calibrazione, Ricalco, Guida“)
Come il Metamodello, anche il Milton Model è basato su regole grammaticali fondamentali, ma invece di usarle per recuperare informazioni perse, vengono usate per perdere deliberatamente e selettivamente delle informazioni, per creare discorsi che abbiano il potere di influenzare, persuadere e convincere le persone.
Consiste, sostanzialmente, nel creare frasi il più possibile ambigue e vaghe, in modo tale da poter adattare, quello che viene detto, praticamente a chiunque. Infatti più si è vaghi, e più l’interlocutore assocerà alle frasi e alle parole dette il significato che intende lui, attraverso la sua esperienza personale.
Questo modello linguistico, quando viene applicato consapevolmente, è possibile esprimere delle frasi e delle affermazioni che sembreranno, all’interlocutore, calate esattamente nella sua realtà, rispettandone pienamente la sua personale interpretazione. Il punto è che spesso questo tipo di vaghezza linguistica non viene utilizzata in modo consapevole e viene dunque lasciata al caso. A volte alcune persone sono più specifiche, altre volte invece tendono a essere più vaghe.
Essere pienamente consapevoli dell’utilizzo strategico del Milton Model potrebbe rendere più efficace la comunicazione, tra linguaggio specifico e linguaggio più astratto, in modo strategico e finalizzato al raggiungimento degli obiettivi.
Del Milton Model parliamo anche nei nostri Corsi PNL.
Leggi anche: IL MILTON MODEL NELLA PNL
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