Sanremo 2018 | come ogni anno ci insegna a comunicare

Sanremo 2018 | come ogni anno ci insegna a comunicare

Sanremo 2018 ci insegna a comunicare poiché è forse l’evento più seguito nel nostro paese e se è così è anche grazie alla comunicazione che si fa su questo evento, che è sicuramente uno degli ingredienti della sua fama.
Iniziamo dal lato artistico di questa comunicazione, quello in cui l’addetto ai lavori scelto come conduttore: Claudio Baglioni, nella prima conferenza stampa utilizza potenti e bellissime metafore per valorizzare un’innovazione introdotta: “Questo festival allunga la durata delle canzoni, arriviamo a 4 minuti. Come se una partita di calcio durasse due ore, o se un pittore potesse allargare la tela”

L’aspetto musicale rende sicuramente attraente la gara ma forse, ancor di più, lo fa l’immancabile quantità di gossip, piccoli scandali, sospetti sulla non trasparenza della gara e della scelta delle canzoni partecipanti. Non c’è un Sanremo in cui non ci sia, già da un mese prima, chi conosce il vincitore e il secondo e terzo classificato; non c’è un Sanremo, da 30 – 35 anni a questa parte, nel quale non ci siano vicende personali molto forti ad animare l’interesse tanto quanto la competizione artistica (se non di più). E poi ospiti famosi, anche non del mondo musicale, vallette su cui si scatenano gli esperti di moda ogni mattina sui quotidiani, e tanto altro…

Oscar Wilde diceva che “c’è solo una cosa peggiore di avere pettegolezzi su di se, è quella di non averne” e “nel bene o nel male, purché se ne parli”…
In effetti in un mondo dello spettacolo, fatto di tonnellate di messaggi su tutti i media e di trasmissioni che utilizzano l’arte in mille forme (e la canzone non è esclusa), una formula così tradizionale come quella del Festival ha trovato la sua modalità di comunicazione, un modo per continuare a creare interesse e curiosità.

Quante volte vediamo cose fuori dagli schemi per comunicare efficacemente? La comunicazione può essere anche così, estrema e fuori dalle righe. Al supermarket, del resto, per mettere in evidenza una merce in offerta speciale ti scrivono il prezzo su un’etichetta rossa seghettata con la scritta bianca o su una fluorescente.

La musica tante volte ci ha mostrato gente mascherata (ricordate i Kiss?) o personaggi estremi, esagerati da tanti punti di vista che, grazie ai loro eccessi nella vita, si sono messi in evidenza, traendone beneficio per il loro percorso artistico. E perché il Festival, che di musicisti vive, non dovrebbe utilizzare le stesse modalità?

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