Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Chissà quante volte hai detto: l’avrei voluto fare … oppure: stavo per farlo, invece poi quella persona mi ha preceduto, stavo per dirlo poi qualcuno è arrivato prima di me.
Questo succede perché qualcosa dentro di noi ci frena, proprio nel momento dell’azione; a volte la chiamiamo paura, altre volte ci sentiamo inadeguati oppure non ci sentiamo all’altezza della situazione.
Ma ci piacciono le persone che riescono, che osano, che fanno, agiscono, sbagliano, cadono ma poi si rialzano, le persone vive, piene di energia. Qual è il loro segreto? Semplicemente che osano, che non stanno a guardare; quando devono ponderare lo fanno, ma una volta deciso, agiscono. Superano il nesso tra il dire e il fare.
Se vuoi, puoi. E se puoi, DEVI.
Il famoso adagio che tutti conosciamo recita: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Fin dall’antichità il “dire” veniva rappresentato dalla nostra parola, dal nostro cervello, mentre il “fare” dal nostro corpo, dal nostro movimento, agendo a livello di addome, al centro appunto del corpo umano.
Il mare, invece, era ed è quello che sta nel mezzo, nel petto, dove si trova il cuore, le nostre emozioni. Che sono appunto un “mare”, perché sono tante e tutte diverse, perché a volte è calmo e a volte agitato, a volte piacevole a volte non ci lascia pensare, non ci lascia agire. Ed ecco che dobbiamo occuparci del mare delle emozioni che ci controllano.
Tra il dire e il fare c’è la motivazione

Quello che ci manca è la motivazione, quella spinta ad agire che ci permette di fare ed ottenere quello che più desideriamo ed esistono vari metodi per aumentare le motivazioni e di conseguenza la soddisfazione personale, superando l’ostacolo posto tra il dire e il fare.
Chiunque nella vita ha i suoi sogni nel cassetto, e sappiamo bene che desiderare qualcosa è molto semplice e che la difficoltà sta nel trasformare i sogni in realtà.
La motivazione è connessa ai meccanismi interni che “muovono, spingono conducono o stimolano” le persone a compiere determinate azioni. È una sorta di “chiamata all’azione” che ci stimola ad innescare determinati comportamenti nel mondo che ci circonda, una volta che ne impariamo i segreti allora siamo al “timone” della nostra nave.
Torniamo un attimo al “dire”. Ricordiamoci sempre che le parole possono essere spade o coperte. Dipende da come le usiamo.
Le parole possono essere seducenti o fare del male, sia quando parliamo con gli altri sia quando, molto più spesso di quanto sembra, parliamo a noi stessi.
Danno una forma ai pensieri, li vestono con il loro stesso suono. Per questo occorrono prudenza e attenzione.
E tuttavia come è bello dondolarsi sulle parole, farsi confortare, cullarsi nel mare del dire, ciò che conta è agire e soprattutto controllare l’azione attraverso le emozioni che come il mare, ci spingono, oggi da una parte e domani dall’altra, dandoci alcune volte la sensazione di essere alla deriva, in mezzo ad una tempesta, oppure lasciandoci osservare l’orizzonte che si apre chiaro di fronte a noi.
Ed è grazie a questo che possiamo fare ciò che la natura, il mondo, l’esistenza ci ha trasmesso da milioni di anni, cioè evolverci.
Un aiuto per passare dal dire al fare
Il metodo Inner Game (ideato da Timothy Gallwey, uno dei padri del coaching) può far compiere quello step che permette di superare l’ostacolo che si interpone tra il dire e il fare.
L’Inner Game è il nostro Gioco Interiore, ovvero una relazione che s’instaura tra il nostro Sè1 (pensante) e il nostro Sè2 (agente).
Questa relazione s’accende quando il Sè pensante inizia a giudicare e criticare il nostro Sè agente, andando a condizionare il potenziale e le capacità di agire.
Quando la relazione inizia generare un conflitto allora si crea un disequilibrio che impedisce di passare dal dire al fare.
Vuoi approfondire? Scopri di più sull’Inner Game.